“Lo scrittore solitario: La nostra vita è il più grande romanzo che ognuno di noi possa scrivere” di Nicola Ianuale

di | 20 Maggio 2020

SINOSSI

Lo scrittore solitario è la storia di Daniele Serpico, detto “Dan”, diciassettenne malato d’apatia, e di William Esposito, talentuoso scrittore emergente, le cui esperienze sono legate da un fil rouge più forte di quanto essi immaginano. Il primo incontra il secondo in una fase anarchica della sua vita, in cui la consapevolezza dell’incoerenza e della falsità che lo circondano lo hanno reso insensibile e privo di qualsivoglia vitalità. Arrancando nella tediante routine quotidiana, Daniele fa la conoscenza di William prima sugli scaffali di una libreria, acquistando quello che la critica ha definito il romanzo del nuovo Fitzgerald, e poi nella via del Passo Vecchio, la strada in cui abita, carica di esoterici e misteriosi fascini celati. Muovendosi in un’atmosfera pirandelliana dal retrogusto kafkiano, le vite di William e Dan navigano in parallelo su acque all’apparenza cristalline ma, in realtà, salmastre, scortate da un caleidoscopico carosello di personaggi secondari ambigui, saccenti e contraddittori. Scavando a fondo nell’eterno dualismo tra vincenti e perdenti, William percorrerà la via della perseveranza, inseguendo un antico obiettivo, e Dan andrà alla ricerca dei pezzi mancanti per ricomporre l’enorme e metaforico mosaico della criptica vita di William, chiave di volta per comprendere meglio sé stesso.


DETTAGLI DEL LIBRO

TITOLO: “Lo scrittore solitario: La nostra vita è il più grande romanzo che ognuno di noi possa scrivere”

AUTORE: Nicola Ianuale

CASA EDITRICE: Self Publishing

ANNO: 2019

ISBN: 978-1652891512

PAGINE: 175 pp.

GENERE: narrativa contemporanea

FORMATI: cartaceo ed ebook


INCIPIT

Sono nato negli anni in cui regnava l’incoerenza; in quegli anni in cui tutto ciò che appariva non era reale e tutto ciò che era reale sfociava in un’inesorabile contraddizione. Erano tempi in cui ognuno di noi indossava delle maschere e nessuno era chi diceva di essere. In quel mondo perverso, i cliché della società avevano defraudato l’uomo della semplice capacità di pensare o agire secondo il proprio volere e ogni cosa aveva perso il suo reale significato. Sotto il segno di queste premesse, l’età dei Social troneggiava su di un mondo plasmato attraverso falsità, inganni e bugie. A quei tempi, noi tutti tendevamo all’incoerenza; eravamo una generazione senza ideali, senza aspirazioni, una generazione infiacchita dall’enorme progresso tecnologico che, lentamente, ci aveva privati della forza di volontà, rendendoci schiavi delle menzogne e del credo virtuale. Non esistevano più sentimenti autentici, nessuno riusciva ad instaurare rapporti veri e duraturi; il mondo era dominato dai vincenti, a cui si contrapponevano, immersi nell’ombra, i perdenti… e io ero uno di questi. Fino al compimento dei miei diciott’anni, non sono mai stato fiero di una simile condizione d’esclusività, ma in una società del genere, interamente votata alla contraddizione da essa generata, non ero solo. C’era qualcun altro con me, pronto a combattere al mio fianco e a darmi man forte; qualcuno con un’eccezionale verve… qualcuno il cui incontro cambiò radicalmente la mia vita.


CITAZIONI

Sono le storie più assurde quelle che poi si rivelano sensate

La fortuna è solo una ragazzina viziata che aiuta i fortunati! Gli audaci li aiutano la tenacia, la loro forza di volontà

I ricordi sono come un’altalena: più li spingi indietro e più tornano avanti.

RECENSIONE

Chi di noi da adolescente non si è trovato almeno una volta a pensare di essere un “perdente”, un nulla di fronte a tanti coetanei “vincenti” al quale tutto risulta facile e pure dovuto, e non ha voluto prendersi una rivincita di fronte al destino?

“Lo scrittore solitario” è la fotografia di questo pensiero.

La vita di Daniele Serpico è sconvolta dalla conoscenza del suo autore preferito, un giovane del passato ignoto acclamato dalla critica come il nuovo Gatsby, William Esposito.
Cresciuto come un qualsiasi perdente, il suo proposito di riscatto e fama lo porta al successo, non senza scelte dolorose.

Alla domanda “Quale compito ti aspetti che il romanzo assolva?”, l’autore mi ha risposto: “Ho sempre creduto che un vero scrittore scriva per sé stesso e per gli altri. Questa duplice funzione nasce dal fatto che l’arte è il mezzo attraverso il quale scorge dentro sé e lascia uscire la sua personalissima visione. La offre al pubblico perché è in dovere di comunicare un messaggio. Questo è il compito che non solo “Lo scrittore solitario” ma qualsiasi cosa io abbia mai scritto o che scriverò deve assolvere. Le persone hanno il diritto di vedere oltre, di riflettere su cosa che forse nemmeno erano a conoscenza. Non mi aspetto di cambiare il mondo, ma cerco di fare del mio meglio, affinché si possa quantomeno prendere una consapevolezza più veritiera della realtà.”

Sono rimasta catturata dalla storia fin dalle prime pagine, senza trovare un solo refuso o una sola costruzione letteraria stonata. Dico questo perchè mi capita di leggere diversi scritti d’esordio autoprodotti e trovo questo un ottimo lavoro.

Arrivata al finale si è insinuato in me quello che potrei definire “un nodo in gola”, un magone che ancora adesso scrivendo ritorna a farsi sentire. Leggetelo e capirete di cosa parlo!


BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Nicola Ianuale ha 24 anni ed è un grande appassionato di letteratura e cinema. I suoi romanzi preferiti sono Il grande GatsbyI tre moschettieriIl conte di MontecristoAlla ricerca del tempo perduto. I suoi film preferiti sono Midnight in Paris C’era una volta in America. Si nutre di arte da che ha memoria; ha sempre cullato in sé l’ostinata volontà di elevarsi al pari di quegli scrittori che tanto ha ammirato nel corso degli anni e che tanto lo hanno fatto estasiare con le loro opere. Come diceva Proust “per l’artista autentico lo stile non è una tecnica, ma una visione che gli fa captare una profonda e più vera realtà”. Questo è il compito che si è prefissato in quanto scrittore, offrire una visione della realtà a chi lo leggerà, “eseguire un’operazione di cataratta sul lettore” (sempre citando Proust).