“Ho ancora gli occhi da cerbiatto” di Salvatore Claudio D’Ambrosio

di | 20 Aprile 2023
"Ho ancora gli occhi da cerbiatto" di Salvatore Claudio D'Ambrosio

Si è tanto parlato in questi giorni del caso del piccolo Enea, neonato affidato dalla madre al Policlinico di Milano, in quanto non in grado di crescerlo e dargli il futuro che meriterebbe.

Il dibattito genitori naturali o adottivi ha infervorato l’opinione pubblica, sfociando in affermazioni a volte poco lusinghiere.

Da parte mia, credo che l’importante sia l’amore. Io mi schiero sempre dalla parte dei bambini, dalla parte di creature che desiderano solo affetto, una famiglia che li ami e li accetti per quelli che sono.

A tal proposito, vi presento “Ho ancora gli occhi da cerbiatto”, biografia di Salvatore Claudio D’Ambrosio, che ripercorre la sua complicata esperienza di figlio adottivo.

Buona lettura.


Dettagli del libro

Titolo: Ho ancora gli occhi da cerbiatto

Autore: Salvatore Claudio D’Ambrosio

Casa editrice: CSA Editrice

Genere: narrativa biografica

Anno: 2022

Pagine: 70 pp.

ISBN: 9788893542050


Trama

Non è una storia facile da leggere, piacevole, edulcorata, ma è una storia vera. La mia storia. E se ho deciso di raccontarla è per due motivi: perché le storie vanno raccontate, e perché questa possa dare un barlume di speranza a qualcuno che magari pensa di aver toccato il fondo. È la storia di un sopravvissuto, che però non hai mai smesso di sperare che le cose potessero migliorare.


Esergo


Premessa doverosa dell’autore

Sarei ipocrita se dicessi che ho scritto questo libro per tenerlo nel cassetto o per lasciarlo sul desktop del mio portatile. Ho scritto questo libro perché mi andava, e perché forse avevo il bisogno di ricevere anche l’umiliazione di far leggere agli altri la mia storia.

E’ un libro personale, nel senso che racconta la mia visione, e sottolineo mia, di ciò che mi è accaduto. Non ci sono effetti speciali, non ho inventato purtroppo nulla.

I sentimenti descritti, narrati, sono autentici.


Recensione

Bahia, Brasile, 1987. Una donna da alla luce un bambino, Claudio Araujo Lima. Decide di darlo in adozione e il piccolo viene affidato ad una coppia napoletana, che non è riuscita ad avere figli naturali.

Claudio è il figlio tanto desiderato, l’erede maschio che porterà il nome di famiglia. Pesano sulla sua testa aspettative più grandi di lui. Se non bastasse è per giunta figlio unico. I genitori pretendono da lui il massimo, lo spingono a scelte non del tutto autonome sia nello sport che nel percorso scolastico.

Salvatore Claudio, sotto pressione e costantemente giudicato, cresce con un senso di inadeguatezza che alla lettura del suo libro mettono rabbia. Ho provato dispiacere per lui, per il trattamento a lui riservato da bambino.

Fallito. Incapace. Uomo di merda. Stronzo. E una frase che certe notti me la sogno ancora. E mi viene l’ansia. Spero di non vedere che fine di merda farai una volta che morirò.

Per molti versi la sua biografia risulta uno scritto sulla genitorialità, sul come non dovrebbero mai comportarsi i genitori nei confronti dei figli.

E’ emblematica l’immagine di copertina, un lungo tunnel che vede al suo inizio un bambino che tende la mano ad una figura maschile, molto probabilmente il padre.

Salvatore Claudio ha per entrambi i suoi genitori un sentimento di odio/amore, di gratitudine misto a risentimento e gran parte del libro è uno sfogo, un esternare quanto subito. Non avrebbe forse messo su carta la sua vita se non si fosse trovato però ad affrontare anche una brutta malattia.

Scrivere gli ha dato forza nell’esorcizzare le proprie paure, gli ha consentito di comprendere quanto valga come persona e di lanciare un messaggio di speranza:

… qualsiasi cosa accada vale la pena di vivere. Noi tutti vorremmo che le nostre sofferenze fossero anestetizzate, che i nostri cari fossero immuni dal male, che le delusioni fossero poche e controllate. Non sempre è così e io ne so qualcosa. Non abbiate, però, paura del domani; donatevi un pizzico di speranza.

Un libro dalla rapida lettura, scritto con anima autentica, che consiglio a tutt* .


Biografia dell’autore

Ha 35 anni. Marito, papà di tre splendidi bambini, consulente privato presso un importante gruppo bancario nazionale, figlio, adottato, nero (o marrone, a seconda della sensibilità dell’interlocutore). Bancario per professione, sognatore per vocazione.

“Ho ancora gli occhi da cerbiatto” è il suo libro d’esordio.