Recensione “Poirot a Styles Court ” di Agatha Christie

di | 13 Gennaio 2020


𝐏𝐨𝐢𝐫𝐨𝐭 𝐚 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬 𝐂𝐨𝐮𝐫𝐭 nasce per una fortunata scommessa, essendo stata l’autrice sfidata dalla sorella maggiore a scrivere un libro giallo che fosse pubblicabile.
Agatha Christie terminò la stesura del romanzo nel 1915, durante la Prima guerra mondiale, quando prestava la sua opera come infermiera. Lo inviò senza successo a ben sei editori; stava per arrendersi, quando, nel 1920, l’editore londinese John Lane decise di pubblicare il libro negli Stati Uniti.
Conosciuto anche con il titolo Poirot e il mistero di Styles Court, il libro è stato pubblicato in Italia numerose volte.
Nel romanzo fa la sua prima apparizione il celebre personaggio Hercule Poirot, un ex funzionario della polizia belga ormai ritiratosi dall’attività e rifugiatosi in Inghilterra a causa della guerra.

TRAMA

Durante la Prima guerra mondiale il giovane Arthur Hastings, ufficiale inglese ferito al fronte, viene ospitato da un vecchio amico nella sua residenza di campagna. Il soggiorno nella lussuosa dimora sarà però tutt’altro che tranquillo. La padrona di casa, matrigna dell’amico, ha sposato un uomo di vent’anni più giovane di lei, e i figliastri, scavalcati nell’eredità, sembrano tramare qualcosa. La governante é sicura che presto gli avvenimenti precipiteranno e, in breve, la profezia si avvera. La padrona di Styles Court viene avvelenata e i sospetti si accentrano subito sui membri della famiglia. Fortunatamente, nel paese c’é qualcuno che di delitti se ne intende: un buffo profugo belga dai grandi baffi e amante dell’ordine, Hercule Poirot. Saranno le sue deduzioni a scoprire il vero colpevole del delitto.

I cocci di una tazza da caffè, una valigetta rossa, qualche filo di stoffa verde, una macchia ancora umida sulla moquette e un’altra di cera, un pezzetto di carta bruciata tra la cenere del camino: questi sono gli indizi che l’ispettore Poirot avrà a disposizione.


RECENSIONE

Romanzo d’esordio di Agatha Christie, è sbalorditivo il modo in cui la scrittrice riesce a coinvolgere il lettore fin dai primi capitoli della sua opera. Si viene catapultati nella storia e si è portati a partecipare all’investigazione, facendo continuamente ipotesi che vengono costantemente smentite. Io stessa non ho capito fino alla fine chi fosse il colpevole e mi sono meravigliata di come la Christie abbia studiato nei minimi particolari ogni singola cosa.

Le vicende vengono raccontate in prima persona dal capitano Hastings, che attraverso il suo diario ci tiene aggiornati sugli sviluppi dell’investigazione. Tutti i dettagli sono funzionali alla storia ed ognuno di essi è fondamentale per risolvere il caso.  Risoluzione del mistero come piace a me: tutti riuniti di fronte al detective .

Tutto il libro, seppur non troppo lungo, è caratterizzato da una cura molto attenta nella descrizione fisica e psicologica dei personaggi e della scena del delitto. Tra nobildonne, maggiordomi, cameriere e giardinieri si ha quasi la sensazione di essere stati catapultati proprio nei primi decenni del Novecento in una residenza inglese.

Centrale è il tema della giustizia. La Christie si interroga sugli errori commessi nei tribunali e sulla legittimità del principio “ne bis in idem”, per cui una persona non può essere processata due volte per lo stesso reato, e sottolinea la pericolosità del principio che può fornire una via d’uscita ad assassini particolarmente scaltri.

Inoltre una cultura in fatto di veleni, quella della Christie, da far invidia a qualunque scienziato che si rispetti.


VALUTAZIONE

Stile: ⭐⭐⭐⭐⭐/5

Trama: ⭐⭐⭐⭐⭐/5


DETTAGLI DEL ROMANZO

TITOLO: Poirot a Styles Court

AUTRICE: Agatha Christie

CASA EDITRICE: Oscar del giallo Mondadori

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1975

GENERE: Romanzo giallo

PAGINE: 206


BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Agatha Christie, il cui vero nome è Agatha Mary Clarissa Miller, nasce il 15 settembre a Torquay nel Devonshire, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, da padre americano, un agente di cambio e madre inglese, una signora della buona società.

Agatha non frequentò mai una scuola e della sua educazione si occuparono personalmente in famiglia. Da ragazzina sognava di diventare una cantante lirica ed a 16 anni ottenne di andare a Parigi per perfezionarsi in musica e canto, ma non aveva la stoffa della cantante lirica e cominciò a dedicarsi alla scrittura, l’altro suo hobby.

All’inizio la giovane scrittrice con lo pseudonimo di Mary Westmacott riesce a pubblicare alcune poesie, ma i suoi racconti e le sue biografie romanzate spediti a vari editori vengono puntualmente respinti.

Allo scoppio la prima guerra mondiale, nel 1914, presta servizio come crocerossina all’ospedale di Torquay e lavorando come assistente nel dispensario, a contatto con i veleni: apprende nozioni che poi le torneranno utili nella sua carriera di giallista. Sempre nel 1914 sposa il fidanzato, conosciuto due anni prima, il tenente Archibald Christie, ed ha una figlia, Rosalind.

Nel 1920 Agatha Christie pubblica il primo romanzo, “Poirot a Styles Court”. L’opera ha un discreto successo che la spinge a insistere su quella strada. Se i successi letterari si succedevano regolarmente, la vita della scrittrice non poteva andare peggio: le morì la madre e, il marito, innamoratosi di un’altra donna, chiese il divorzio. Agatha Christie accettò il divorzio, ma chiese di poter mantenere il cognome del marito per non perdere la popolarità acquisita ed affronta un periodo di depressione che supera però nel 1930 conoscendo, durante un viaggio in Mesopotamia, Max Mallowan, un archeologo che sposa poco tempo dopo.

In quegli anni crea il personaggio di miss Marple in “La morte nel villaggio” e scrive i suoi testi più famosi, come “Assassinio sull’Orient Express” e “Dieci piccoli indiani”. Scrittrice assai prolifica e ormai tradotta in tutto il mondo, un anno dopo la morte del suo primo personaggio, Poirot, nel romanzo “Sipario”, il 12 gennaio 1976, muore anche lei nella sua villa di campagna di Wallingford.

I romanzi della Christie sono stati tradotti in 103 lingue e, dopo la sua morte, venne pubblicata la sua autobiografia che la scrittrice aveva scritto negli ultimi quindici anni di vita.