Il giro del mondo in ottanta giorni (nell’originale francese Le Tour du monde en quatre-vingts jours) è il romanzo d’avventura dell’autore francese Jules Verne, ispirato dal progresso tecnologico e dal clima della seconda Rivoluzione industriale, che spingono sempre più in là i limiti dell’esperienza umana. Fu pubblicato per la prima volta nel 1873.
La vicenda narrata ha inizio a Londra il 2 Ottobre 1872. Phileas Fogg è un uomo ricco, non sposato e con abitudini regolari. La fonte del suo denaro è sconosciuta e vive modestamente servito dal nuovo domestico Jean Passepartout, un francese intorno alla trentina, ex circense.
Proprio il 2 0ttobre, alle 20:45, Fogg e i suoi compagni di gioco al Reform Club scommettono 20.000 sterline che lo stesso non sarebbe riuscito a compiere il giro del mondo in soli 80 giorni.
Il ritorno è concesso entro la stessa ora (20:45) al Reform Club il 21 dicembre.
“Un inglese non scherza mai quando si tratta di una cosa importante come una scommessa.”
Phileas Fogg accetta da gelintuomo qual è la scommessa e parte accompagnato da Passepartout, compiendo il giro del mondo grazie a vari mezzi di trasporto: treni, piroscafi, elefanti, barche e navi, ma mai una mongolfiera! Ci potete credere?
Quando pensiamo a “Il giro del mondo in 80 giorni” la prima immagine che ci si affaccia alla mente è quella di una mongolfiera che trasporta i protagonisti, un’immagine che si trova anche in diverse copertine. La cosa insolita è che di mongolfiere non ve n’è traccia in tutto il libro. Siamo stati forviati nel tempo dalle trasposizioni cinematografiche, nel quale questo elemento sembrò arricchire la storia.
A Fogg e Passepartout si uniranno, a viaggio cominciato, anche l’ispettore Fix, occupato nella cattura di un ladro e Mrs Auda, una giovane ragazza indiana.
«Se noi salvassimo quella donna?», disse. «Salvare quella donna, Mr. Fogg!…». «Sono ancora in vantaggio di dodici ore; posso dedicarle a questo». «Ma guarda!… Siete dunque un uomo di cuore!?», disse sir Francis Cromarty. «Qualche volta», rispose semplicemente Phileas Fogg; «quando ne ho il tempo».
Ora mi sorge una domanda: sarà tutto frutto della fantasia dell’autore ciò che scrisse o Verne avrà preso spunto da fatti realmente accaduti per la creazione del suo libro?
Spulciando tra documenti storici ho scoperto che un anno prima della pubblicazione di Verne, nel 1872, esce un libro intitolato “Round the World.” LETTERS FROM JAPAN, CHINA, INDIA, AND EGYPT” di Wm. Perry Fogg. Si avete letto proprio bene, il signore che ha fatto questo giro del mondo con mezzi “pubblici”, probabilmente il primo nella storia, si chiama proprio Fogg, come il personaggio di Verne. Ancora prima, nel 1870, l’eclettico milionario americano George Francis Train, candidato a Presidente degli Stati Uniti, decide di fare un giro del mondo “veloce”, che compie in 80 giorni, anche se non viene contato il tempo che Train ha passato in prigione in Francia…..
Ricapitolando, un tale Fogg scrive un libro sul suo “Giro del Mondo”, ed un altro tale Train fa il giro del mondo in 80 giorni.
La geniale mente di Verne unisce gli indizi e…….. ne esce un capolavoro della letteratura classica.
Le tappe del Giro del mondo in 80 giorni
Londra (treno) – Brindisi (piroscafo) – Suez: sette giorni.
Suez (piroscafo) – Bombay: tredici giorni.
Bombay (treno-elefante-treno) – Calcutta: tre giorni.
Calcutta (piroscafo) – Hong Kong: tredici giorni.
Hong Kong (barca) – Shangai (piroscafo) – Yokohama: sei giorni.
Yokohama (piroscafo) – San Francisco: ventidue giorni.
San Francisco (treno-slitta) – Omaha (treno) – Chicago (treno) – New York: sette giorni.
New York (piroscafo) – Irlanda – Liverpool (treno) – Londra: nove giorni.
“Il giro del mondo in 80 giorni” ha ispirato autentiche spedizioni che cercarono di imitare la circumnavigazione fittizia di Fogg.
RECENSIONE
Dopo un’iniziale difficoltà di adeguamento allo stile di scrittura di Verne, la lettura è risultata piacevole e ricca di continue sorprese.
Nel testo si alternano diversi elementi: descrizioni ambientali e accenni alla cultura dei paesi visitati, momenti di pura narrazione, sketch comici-ironici e suspense. I capitoli sono introdotti in modo più che esaustivo da titoli che assomigliano a veri riassunti.
Fa impressione leggere quanto sia cambiato il mondo in un secolo e mezzo. La tecnologia ha fatto decisamente passi da gigante e le condizioni di vita risultano molte diverse da allora.
Molta attenzione è stata posta alla caratterizzazione dei personaggi.
Mi ha meravigliato l’aplomb di mister Fogg, sempre tranquillo e positivo di fronte agli imprevisti di viaggio. Non a caso il suo motto è “l’imprevisto non esiste”.
“Non viaggiava, tracciava semplicemente una circonferenza sul globo terrestre. Era un corpo grave, che percorreva un’orbita e seguiva le leggi della meccanica razionale.”
Se solo riuscissi anche io a non farmi prendere dall’ansia e dalla fretta ogni volta che sono in ritardo! I disastri più grandi li ho fatti proprio in quelle situazioni.
Passepartout mi ha ricordato la maschera bergamasca di Arlecchino, il servitore simpatico che ne combina di tutti i colori. Il suo soprannome è infatti dovuto alla naturale attitudine a cavarsi d’impaccio. Risulta essere la “spalla comica” della narrazione: diligente ma imbranato, fedele ma confusionario.
Mrs Auda, dolce, rassicurante e amabile, è il personaggio che incarna il fascino dell’esotico, la principessa salvata da pericolo certo.
Non ho provato alcuna simpatia per l’ispettore Fix: ottuso nei suoi ragionamenti, neppure di fronte al buon cuore di mister Fogg ammette di potersi sbagliare nel suo giudizio. È l’esponente dell’ordine costituito, ma al tempo stesso riveste i panni dell’antagonista, mettendo i bastoni tra le ruote di Fogg.
Il finale è stato una vera sorpresa, da dieci e lode. Verne in poche pagine riesce a sorprenderci con ben due colpi di scena in positivo. Uno mi ha emozionato addirittura così tanto che è scappata una lacrimuccia di gioia.
Consiglio la lettura di questo romanzo a chi ama le continue sfide, a chi è sempre alla ricerca di avventura e di buoni sentimenti come l’amicizia, la solidarietà e l’amore.