“La condanna del silenzio” di Arwin J. Seaman

di | 7 Aprile 2025
"La condanna del silenzio" di Arwin J. Seaman

Ogni anno non vedo l’ora che arrivi marzo per l’uscita di un nuovo libro della serie thriller scritta da Arwin J. Seaman, ambientata sull’isola di Liten. Letto e divorato, oggi ti parlo di “La condanna del silenzio”.

E se anche tu lo conosci e vuoi parlarne con me, ti aspetto nei commenti a fine articolo!


Dettagli del libro

Titolo: La condanna del silenzio

Autore o Autrice: Arwin J. Seaman

Casa editrice: Piemme

Anno: 2025

Pagine: 362 pp.

Genere: thriller

Finale: autoconclusivo

Formato: cartaceo ed ebook

ISBN: 9788856698275


Trama

L’isola di Liten è caduta in disgrazia. Dopo il caos mediatico dell’anno appena passato, i turisti abituali, ormai rassegnati all’idea di aver perso il loro rifugio di pace, l’hanno abbandonata.

Anche la curiosità morbosa dei nuovi visitatori, accorsi per seguire da vicino lo scandalo, si è presto spenta.

Come se non bastasse, da settimane una pioggia tremenda, unita a venti fortissimi, funesta la costa. La notizia della scomparsa di una ragazza, che non è rientrata a casa ma apparentemente non ha nemmeno lasciato l’isola, passa così in secondo piano.

La polizia di Malmö archivia il caso come una fuga volontaria, mentre online c’è chi ipotizza che si tratti di un patetico tentativo di riportare Liten al centro dell’attenzione, sulle prime pagine di cronaca nera. Turismo nero o dell’orrore, lo chiamano. Ma Kysa Nilsson, giorno dopo giorno, sembra proprio essere sparita nel nulla…

Owe Dahlberg, il capo della polizia, si trova a indagare senza aiuti dal continente. A intervenire sono gli Andersson, la famiglia più influente dell’isola, desiderosi di “lavare l’onta” di aver avuto un assassino in famiglia. Determinati a risolvere il mistero della scomparsa della donna da soli, si proclamano sceriffi e avviano le ricerche.

Gli indizi che emergono, tuttavia, suggeriscono che sia avvenuto un vero e proprio rapimento. E che Liten, per l’ennesima volta, stia per finire nell’occhio del ciclone.


Incipit


Lunedì 14 ottobre, ore 6:18

L’albero sradicato sbarrava la strada su entrambe le corsie. Il capo della polizia, Owe Dahlberg, frenò appena in tempo, quando se lo trovò davanti, superata una curva. Stava percorrendo lentamente tutto il perimetro dell’isola di Liten, il suo territorio di competenza, per valutare le conseguenze della pioggia e delle raffiche di vento di quella notte.

La burrasca non era stata particolarmente forte, ma era la quinta nell’arco di poche settimane e ogni volta il bilancio dei danni aumentava. Scese dalla jeep e guardò verso il pendio montuoso a lato della carreggiata. Si vedeva chiaramente il punto da cui l’albero era stato sradicato, spinto dalla furia del vento fino a quando non aveva perso l’appiglio alla terra, a sua volta erosa violentemente dall’acqua. Doveva essere caduto diverse ore prima, perché la pioggia aveva in gran parte già lavato via la terra dalla strada.

Owe si avvicinò al tronco massiccio e lo esaminò nella luce livida dell’alba. Era un olmo, vecchio e malconcio, aveva resistito quanto aveva potuto e poi, semplicemente, si era lasciato andare. Cercò di non vederci una metafora che richiamasse la propria situazione.


Recensione

Può un’isola di pura fantasia, frutto della penna di un autore anonimo, entrare tanto nel cuore dei lettori? Ebbene sì, con me sta succedendo.

Tornare dopo mesi di attesa in posti che ormai sono famigliari come le vie del mio paesino è ogni anno di più una gioia. La stazione di polizia, il porto, il faro, il lago e persino casa Andersson sono qualcosa di reale ormai nella mia mente. Neppure il bosco credevo avesse più misteri. E invece mi sbagliavo!

È una notte piovosa da cui tutto ha inizio in questo terzo libro di investigazioni sull’isola di Liten. Un albero caduto che ingombra la strada del capo della polizia Owe Dahlberg è ciò che ci accoglie.

Dopo lo scompiglio avvenuto negli anni precedenti, di cui non faccio menzione perché ti consiglio di recuperare “Omicidio fuori stagione” e “Un giorno di calma apparente”, tutto sembrava tornato ad una calma piatta, ma come rovinare la nomea di Liten “isola maledetta” senza un qualcosa che rimetta cittadini e lettori sul chi va là!

Una sparizione. Sembra un allontanamento volontario, ma c’è chi crede ad un rapimento.

Gli indizi lasciatici come briciole di Pollicino dall’autore sono veramente tanti, sul momento non ci si presta attenzione ma, arrivati alla fine del libro, sfido chiunque a dire che aveva capito cosa fosse utile alla soluzione del caso. Questo è ciò che più mi appassiona dei romanzi di Seaman: l’essere tutto lì a vista e non rendersene conto, così coinvolti come i protagonisti che sembra di avere fette di prosciutto sugli occhi.

Credi alle prove, credi ai fatti.

Inoltre, ogni volta si crede di aver capito tutto e di essere sulla strada della risoluzione, ma quando è così è proprio il momento in cui tutto si ribalta e ti ritrovi a rimescolare le carte. Seaman è un vero maestro nello sviare il lettore, portandolo a credere colpevoli persone che non lo sono.

Dopo il libro dedicato al punto di vista di Henning Olsson, ispettore della Scientifica di Malmö, e a quello di Malin, figlia del capo della Polizia di Liten, sarà proprio Owe a guidarci e a svelarci aspetti del suo passato che ancora non conoscevamo. Ne esce il profilo di un uomo di un’umanità incredibile, che lascia cadere tutte le sue barriere, tutte le sue remore, che non si può che amare e a cui non si può che dare un abbraccio enorme.

Non è solo lui però che mi ha stupito: sorprendente è l’apporto dato da Matt Andersson e la famiglia intera nel tentativo di recuperare la stima dei compaesani. Dove lo mettiamo poi un Yngve pungente come non mai anche dietro le sbarre di un carcere?

Argomenti principali del romanzo sono il rapporto genitori/figli, sempre più difficoltosi, e la necessità deleterea di fama, quella che sta guastando la nostra società, quella che porta anche ad atti sconsiderati pur di apparire. La condanna a questo stile di vita è velata ma apparente e la condivido.

Ci hai pensato, che forse potrebbe essere tutta scena? Non mi riferisco al timore dei genitori, ma alla ragazza. Quando scompaiono, su Liten, le ragazze finiscono sui giornali.

Cosa aggiungere per spingerti a leggere “La condanna del silenzio”? Posso dire che oltre al mistero nella storia, se ti va, puoi cercare di capire chi si nasconda dietro lo pseudonimo Seaman. Io ci sto provando da tre anni ma sembra poter essere qualsiasi scrittore italiano. Aggiungo ogni anno dettagli, piccoli particolari però di poco significato. Quest’anno nel suo scrivere sono presenti parecchi modi di dire contadini, proverbi e citazioni bibliche come “chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati”,”La Mela è caduta lontano dall’albero” o “era un pezzo di pane, che non avrebbe fatto del male a una mosca”. Questo mi ha fatto pensare ad un uomo forse più grande dei cinquant’anni, ma potrebbe essere un modo ulteriore per sviarci. Non mi arrendo però e continuo la ricerca.

Se vuoi aggregarti a noi Liteniani, c’è posto. Una sola avvertenza: letto il primo, diventeranno per te una droga di cui non potrai fare a meno. Già non so come farò ad aspettare fino a marzo prossimo!


Biografia di Arwin J. Seaman

Arwin J. Seaman è lo pseudonimo di uno scrittore italiano di grande successo. Questa è la terza puntata della serie ambientata sulla misteriosa e affascinante isola di Liten.

Precedenti sono “Omicidio fuori stagione”(2023) e “Un giorno di calma apparente“(2024).


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