Esce oggi 16 Ottobre 2021 il secondo capitolo della trilogia “Sul Viale delle Ombre” dello scrittore siciliano Enrico Scebba dal titolo ” I Tesori del Negromante”.
Ho adorato il primo libro “La Lacrima del Principe” e mi sembra giusto segnalarvi la nuova uscita.
L’autore mi ha concesso di pubblicarvi il prologo. Buona lettura!
Prologo
Il mercato di Baharat Road rumoreggiava di gente che, riversandosi con frenesia da una parte all’altra fra le bancarelle dei commercianti, era intenta a fare acquisti. Costretti a districarsi tra la folla, incassando gomitate e spintoni, pochi tra gli abitanti di Baghville fecero caso al bambino che sfrecciava in mezzo a loro, ansante, determinato a seminare il suo inseguitore. Quel ragazzino dai capelli neri correva all’impazzata, schivando chiunque ostacolasse la sua fuga e stando ben attento a non lasciar cadere il proprio bottino, due sfere dal colore rosso acceso che teneva strette tra le mani, incurante delle grida dell’uomo che gli stava alle calcagna: «Fermati, ladruncolo! Se ti prendo, te le faccio ingoiare quelle mele!»
Ma il venditore di frutta non poteva immaginare di stare urlando al vento. Non poteva sapere che il bambino al quale stava dando la caccia fosse del tutto sordo e che non lo avrebbe sentito neanche se gli avesse gridato a un palmo dall’orecchio. Del resto, in paese nessuno conosceva l’identità di quel teppistello. A volte qualcuno lo aveva visto gironzolare per le vie del piccolo borgo, furtivo e senza parlare con anima viva, rovistando qua e là alla ricerca di oggetti dall’utile parvenza. Ma, fino ad allora, non aveva mai rubato nulla dai banchi degli ambulanti di Baharat Road, la via principale di Baghville.
Era l’ora di punta per il mercato, quasi mezzogiorno; la strada era gremita di persone e il ragazzino credeva che per lui, tanto agile, esile e di bassa statura, sarebbe stato facile sgattaiolare via dalle grinfie del suo nerboruto e furioso inseguitore. Ed ebbe ragione di pensarlo. Sgusciò con destrezza tra la gente, con i suoi abiti larghi, strappati, scoloriti e svolazzanti per l’irrefrenabile corsa, riuscendo a sparire dal campo visivo di colui che per diversi minuti aveva tentato invano di braccarlo, prima di imboccare una viuzza laterale.
Senza smettere di correre, decise di voltarsi per assicurarsi di esser riuscito a seminare l’uomo, ma così facendo non si accorse di qualcosa di rigido che d’improvviso si incastrò tra le sue gambe. Bastò un attimo e il giovane si ritrovò riverso a faccia in giù sulla strada priva di pavimentazione. La polvere sollevata dall’urto del suo corpo lo accecò e sentì in bocca minuscoli granelli di terriccio, mentre i suoi capelli neri avevano acquisito il chiaro color della sabbia. Le due mele rimasero strette tra le sue mani.
Si voltò rapido, lanciando un’occhiata dietro di sé, anche se non fu semplice mettere a fuoco in cosa, o meglio, in chi si fosse imbattuto.
«Non mi piacciono i ladruncoli come te! È da mesi che ti ho notato! Tornatene da dove sei venuto e non pensare più di rubare a Baghville, razza di vagabondo!» disse un’ombra che lo sovrastava.
Data la sua sordità, il povero ragazzino non capì ciò che quell’individuo gli avesse detto, ma qualcosa lo convinse che lo avesse fatto stramazzare al suolo di proposito. Strofinandosi gli occhi, riuscì a focalizzarne la figura, compreso il bastone su cui l’uomo si appoggiava, usato per farlo inciampare. Ormai riusciva a vederlo in maniera nitida e, se avesse parlato di nuovo, avrebbe potuto leggergli il labiale.
L’anziano signore doveva avere una settantina d’anni, ma il suo portamento aristocratico e i suoi vestiti di ottima fattura lo facevano sembrare molto più giovane. Sotto quell’abito raffinato e alquanto costoso, la camicia, la cravatta e il cappello a tuba, si celava un uomo risoluto, che con il gesto di far volutamente cadere un bambino, approfittando della sua distrazione, aveva dimostrato di essere nobile soltanto all’apparenza. Con fare intimidatorio si avvicinò al viso del ragazzino, quasi inginocchiandosi, sostenendosi con entrambe le mani sul bastone da passeggio, realizzato in un pregiato mogano scuro, facendo attenzione che la borsa di pelle sulla sua spalla non si sporcasse strisciando per terra.
«Mi hai capito, ragazzino? Tornatene nella topaia da dove sei venuto! Gli stranieri non sono ben voluti a Baghville, tanto meno se si rivelano anche dei ladri!»
Il bambino, pur sentendosi minacciato, fissò le sue labbra per decifrare cosa stesse dicendo.
“Che tu possa morire, vecchio!” pensò il ragazzino, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
«Abbassa lo sguardo e dammi le mele che hai rubato. Non ti appartengono…» continuò l’uomo, protendendo la mano sinistra con il palmo rivolto verso l’alto. In quell’attimo, il sole, ormai allo zenit, si riflesse su qualcosa che ornava l’altra mano poggiata sul fianco. Il ragazzino notò così un anello al suo anulare destro, rifinito da rilievi lungo il bordo esterno. Era già raro vedere un uomo con un anello tanto grande al dito, ma era ancora più raro vederne uno con incastonato un rubino. Non c’era bisogno di essere un esperto per capire che dovesse valere una fortuna.
Non appena l’uomo si rese conto che l’attenzione del bambino si fosse spostata sull’anello, richiamato dall’istinto, si alzò di scatto, allontanandosi da quello che considerava ormai un lestofante straniero.
«Che intenzioni hai? Sporco filisteo!» disse l’uomo, coprendo il suo prezioso gioiello con la mano sinistra, impedendone la visione al ragazzino, come per paura che potesse venirgli sottratto con lo sguardo.
Il giovane ragazzo non perse tempo e si rialzò con un balzo felino. Lo guardò con profondo odio e, senza voltarsi indietro, corse via da quell’uomo che di certo gli avrebbe causato solo altri problemi, portando con sé il piccolo bottino che non aveva mai mollato.
Corse a perdifiato, muovendosi attraverso un reticolato di antiche stradine, che componevano il piccolo paese di Baghville. Temendo che il misterioso uomo o il mercante lo inseguissero, cambiò talmente tante volte direzione che alla fine si perse. Si ritrovò così in una zona della piccola cittadina che aveva sempre evitato; aveva promesso a suo zio che non avrebbe mai messo piede in quella via: Humber Road. Eppure, adesso si trovava lì per caso, di fronte a quel luogo che, come gli aveva spiegato lo zio Carl, sembrava fosse maledetto da sempre.
Due spaventose sculture facevano da guardia a un maestoso cancello in ferro, tanto grande da lasciar passare un carro, e una di loro era stata in parte distrutta.
Più in là, vide far capolino dal muro di cinta gli sguardi malevoli di altre statue di abomini: esseri deformi e uomini per metà animali, che era consapevole circondassero quell’edificio da due secoli.
Villa Phalagon era lì, con le sue aberranti creature che sembravano difenderla anche dalle intemperie.
Il ragazzino non sapeva perché avrebbe dovuto starne lontano e non conosceva tutta la storia della tenebrosa villa. Era la prima volta che la vedeva e la riconobbe comunque alla prima occhiata. Ne restò rapito e una strana sensazione lo fece sentire diverso. Non comprese bene quanto stesse provando in quel momento, ma dentro e fuori di sé qualcosa stava accadendo. Strabuzzo gli occhi dall’incredulità. Da quando Brad aveva posato lo sguardo sui mostri appollaiati sulle mura di cinta, nonostante la sordità, riusciva a sentire una lieve melodia, che sembrava provenire proprio da Villa Phalagon.
Dettagli del libro
Titolo: Sul viale delle ombre – I tesori del Negromante
Autore: Enrico Scebba
Casa editrice: self publishing
Collana: Sul Viale delle Ombre
Libro: secondo
Pagine: 337 pp.
Anno: 2021
Genere: giallo gotico
Formato: ebook e cartaceo
ISBN: 9798493091827